Triste destino in fondo al mare per lo United States


La SS United States Conservancy ha trasferito la proprietà del transatlantico United States alla contea di Okaloosa e subito dopo sono iniziati i preparativi per spostare la nave dal suo attuale ormeggio.

Inizia così l’ultimo capitolo della storia di questa nave da record che finirà la sua carriera in fondo al mare per diventare la più grande barriera corallina artificiale: un triste epilogo per tutti gli appassionati di navi che vedevano questa unità come un’icona dei viaggi transatlantici di un tempo.

Perché lo United States è stato così importante? Perché rappresenta l’orgoglio della marina mercantile statunitense, ultimo vincitore del Nastro Azzurro alla stratosferica velocità di 35,59 nodi (circa 66 km/h) sulla rotta verso l’Europa e poi anche sul percorso inverso. Le sue turbine generavano la spaventosa potenza di 248.000 cavalli e alle prove in mare era riuscita a raggiungere i 44 nodi che la rendevano un trasporto truppe ideale per gli USA nel periodo della Guerra Fredda; infatti era convertibile a fini militari con una capacità di ospitare a bordo 15.000 soldati.

Diversi sono stati i progetti per riconvertirlo in nave da crociera, purtroppo senza esito. Ultimo è stato quello di Crystal Cruises quando la compagnia era del gruppo Genting Hong Kong nel 2016. In precedenza era stata Norwegian Cruise Line che acquistò la nave per rimetterla in servizio con i colori della controllata NCL America, brand poi sparito dal panorama mondiale delle crociere come il progetto di recupero del “liner” che ha continuato così a marcire a Philadelphia. Così nel 2011 NCL ha ceduto la nave alla “SS United States Concervancy”, che ora impossibilitata a pagare le spese di gestione e di ormeggio, dopo una lunga disputa giudiziaria con il proprietario della banchina si è vista costretta a scegliere la via dolorosa dell’affondamento controllato della nave.

Infatti il trasferimento di proprietà fa parte di un accordo di mediazione ordinato dal tribunale che ha posto effettivamente fine a più di due anni di contenzioso intentato da Penn Warehousing, l’operatore del molo dove la nave entrata in servizio nel 1952 è attualmente attraccata in quel di Philadelphia.

Di fronte a un avviso di sfratto, la Conservancy avrebbe dovuto spostare la nave dall’ormeggio entro metà settembre, cosa che non è avvenuta. «L’ordine del tribunale ci ha lasciato una finestra molto breve per trovare una posizione alternativa per la nave. Infatti, avevamo iniziato la nostra ricerca ben prima che Penn Warehousing facesse causa alla Conservancy all’inizio del 2022», ha dichiarato la fondazione.

«Purtroppo dopo anni di contatti con proprietari di moli privati, agenzie governative, funzionari eletti e autorità pubbliche a livello locale, statale e federale, non siamo riusciti a trovare una sede adatta e disponibile entro i tempi stabiliti dal tribunale». Sono stati esaminati attentamente varie soggetti che hanno presentato proposte per acquistare e trasferire la nave in altro luogo. «Nessuna di queste recenti prospettive ha soddisfatto la due diligence minima o si è dimostrata fattibile entro i nostri attuali limiti temporali e logistici». Dato questo contesto, alla Conservancy non è rimasta altra scelta che demolire la nave o convertirla in una barriera corallina artificiale insieme alla realizzazione di un museo terrestre.

Dopo aver stanziato oltre 10 milioni di dollari per il progetto, la contea di Okaloosa inizierà ora i preparativi per affondare la nave al largo della Florida. La United States verrà rimorchiata da Philadelphia a Norfolk, dove nei prossimi mesi verranno effettuati i complessi lavori per rendere lo scafo adatto al progetto di trasformazione in barriera corallina artificiale.

Come parte dell’accordo, la contea di Okaloosa sosterrà la realizzazione anche di un museo terrestre e un centro visitatori che verranno progettati includendo l’uso delle tecnologie più recenti per un’esperienza all’avanguardia per visitatori. Il museo riceverà anche le collezioni di manufatti e opere d’arte originali dalla nave, nonché almeno uno degli iconici fumaioli della “Big U”. Si prevede inoltre una dettagliata ricreazione degli ambienti di bordo utilizzando materiali originali, oltre all’albero radar della nave.

Ma oggi cosa rimane al suo interno? Davvero poco. La nave è ormai ridotta ad uno scheletro arrugginito. Dopo essere stata messa in disarmo nel 1969, nel 1984 erano stati rimossi gli arredamenti originali e nel 1992 era stata rimorchiata in Ucraina per la rimozione di tutto l’amianto presente a bordo. Questi lavori l’hanno ridotta ad un guscio vuoto e del suo incredibile apparato motore non restano che tubi marci. Resta il rammarico però che gli Stati Uniti non hanno saputo preservare la loro nave passeggeri più iconica, al contrario di quanto hanno fatto con diverse navi militari della US Navy. Ma purtroppo siamo arrivati alla parola fine della storia dello United States, si spera che almeno verrà preservata la sua memoria.

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Matteo Martinuzzi

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